lunedì 3 agosto 2015

Signora Lei

Non importa come si chiami.
Roberta, Valentina, Genoveffa, Asdrubala...
Mi importa capire come accidenti abbia fatto a trovare marito e a tenerselo, soprattutto.
Sembra che non solo le donne abbiano tendenza a trovare il compagno giusto per soffrire ma, udite udite, anche gli uomini si scelgono per benino le loro torturatrici.
E non ci sono sfumature che tengano, qui.
Il vittimo l'ho visto al supermercato, mentre spendeva, per una sola confezione di prosciutto crudo, la cifra che molte persone devono farsi bastare per la sopravvivenza giornaliera. Gli ho suggerito un'alternativa economica, vedendolo soffrire ogni volta che aggiungeva un prodotto nella lista dello scanner.
Mi ha guardata terrorizzato, immaginandosi probabilmente la sua signora con un'ascia in mano.
Il resto degli acquisti è stato effettuato come se lo spettro di questa moglie aleggiasse minacciosamente su di lui.
Le merendine Kinder, perché lei vuole quelle, la passata di pomodoro Mutti, perché lei non utilizza altro, il latte, solo Parmalat, la pasta Barilla...
Che se uno se lo può permettere, ben venga.
Ma pare che questo a loro faccia fare un po' fatica.
Lui compulsivamente svuota le borse davanti alla commessa, per il controllo a random sulla spesa effettuata col dispositivo salvatempo.
Paga con la carta, firma...
Diligentemente si dirige subito verso l'auto, non prende neanche un minuto per sè stesso.
Proprio un bravo marito diligente.
Visualizza sul cellulare la chiamata persa della sua amata. La richiama e si giustifica elencando minuziosamente ogni gesto in ogni minuto.
Sembra che si senta in colpa per qualcosa.
E' lei, lei che lo fa sentire così.
Lei lo ha mandato a fare la spesa intorno alle diciotto e trentacinque, dopo averlo accompagnato dal meccanico a ritirare l'auto che fa i capricci.
Alle diciannove e cinquanta, quando l'ha chiamato, si lamentava della lunga attesa: lei deve alzarsi davvero prestissimo, prestissimissimo e quindi, ha bisogno di andare a dormire intorno alle ventuno o giù di lì.
Bene.
Ciccia?
E' giusto che tu riposi.
Ma se devi andare a dormire alle ventuno, non puoi mandare tuo marito a fare la spesa all'ipermercato all'altro capo della città, poco prima delle diciannove, ti pare?
E, se lo fai, devi ringraziare che lui riesca a reperire esattamente tutto quello che vuoi tu, principessa dei miei stivali.
Perché se vuoi quello che vuoi, è sufficiente che ci vada tu all'ipermercato, con la tua auto, magari, del resto per tua madre sei passata da poco al Carrefour.
Magari ti porti anche i bambini, come fanno tante mamme, che non muori, non ti scende un rene e non ti viene la psoriasi.
Oppure, mentre lui fa la spesa, tu recupera qualcosa per una cena veloce, ordina la pizza e poi quando lui torna, ritiri gli acquisti, (se non vuoi poi lamentarti che le cose non stanno dove vuoi tu) e vai giustamente a dormire.
E quando torni a casa, stanca, sapendo di avere altre cose da fare fuori, per prima cosa salutalo, tuo marito, non limitarti a dire come deve caricare la lavatrice, e a che ora deve passare l'aspirapolvere.
E non puoi decidere tu come deve svolgere la sua giornata tuo marito: se stai insegnando al pargoletto a stare senza pannolino, non significa che bisogna stare tutti a casa, secondo tue disposizioni, per non dover mettere il pannolino al bimbo e rischiare di spezzare la nuova abitudine da acquisire. (pardon, lo sai che questo passaggio deve avvenire prima neurologicamente nel bambino?)
Non parliamo della vacanza.
Sì, dai, parliamone.
Tu, che di bimbi ne hai due, non lo sai che a costo di impazzire devi trovare un passeggino adatto ad essere trasportato in un'auto carica di bagagli?
E non lo sai che, per due ore di viaggio potevi anche sopportare un po' di scomodità, magari un borsone sotto i tuoi piedi e uno in grembo, per lasciare spazio al passeggino?
E poi.
Poi.
Non puoi fare una spesa consistente senza averne parlato con tuo marito e dirgli semplicemente: "Ho speso uno schiliardo di euro col mio conto, vedi di ridarmeli".
Siete marito e moglie o coinquilini?
Io una moglie del genere l'avrei rispedita al mittente da tempo.
Perché la prevaricazione a me fa venire l'orticaria.
La mancanza di gratitudine, mi secca lo stomaco.
Tu, cara, hai bisogno di qualche bella lezione.
Per esempio, potresti provare a vivere con quattro euro al giorno.
Potresti provare ad avere la caldaia rotta a gennaio e non avere nessun compagno che tiri fuori la grana per sistemarla.
Potresti provare a vivere da sola, coi bambini, in una palazzina senza ascensore, avere tre sacchetti pieni della spesa da portare su che ti si avvitano sui mignoli e una busta verde multa tenuta fra i denti mentre il piccolino si lamenta perché non gli puoi più comprare giocattoli.
Potresti provare a dover vestire i tuoi figli con abiti usati da mercatino.
Potresti provate a sentirti uno schifo perché non puoi più portare i bambini al mare e ricordare che una volta dicevi che era un loro diritto respirare iodio.
Potresti provare a non avere sempre la macchina sotto il sedere.
Potresti provare, ciclicamente, a vederti depotenziata la fornitura di energia elettrica.
Ovviamente nel frattempo devono rompersi anche la lavatrice e il ferro da stiro.
Potresti provare a contare i centesimi mentre fai la spesa al discount più discount che conosci.
Potresti provare a sentirti fortunata per un piatto di fusilli al burro.
E, in tutto questo, non avere nessuna spalla su cui piangere.
Per anni.
A quel punto, ripenserai alla vita felice che non hai voluto riconoscere.
Spero per te, che non sia troppo tardi.