lunedì 8 ottobre 2018

Lettera

L'ho pensato mille volte e per mille motivi, di scriverti.
E ora che per dovere forse dovrei dirti mille cose, quelle giuste, mi muore tutto lì, tra il cuore e la gola, nascosto sotto i colpi di tosse.
Dodici anni fa volevo scriverti della gioia e della nuova vita che mi avevi dato. Tu non lo sai il perché. Lo sanno in pochi.
Avresti potuto essere il secondo, avrebbe dovuto avere nove anni, alla tua nascita. Ma tanto tempo fa ero troppo spaventata e ignorante per sapere che avrei potuto decidere.
Non ci ho sofferto subito, sono rimasta gelida per anni. Il colpo è arrivato dopo.
Ma tu, dicevo, mi hai ridato tutto. Mi hai ridato me stessa.
Ti rendi conto che per amor tuo, sono riuscita a stare nove mesi senza caffeina e salumi crudi? Praticamente un miracolo. Appena uscita dall'ospedale,  dopo la tua nascita, con te nella carrozzina, mi son mangiata un mega panino al salame!
Sono rimasta concentrata su di te in una maniera che non pensavo umanamente possibile. 
Ed è stato bello. 
Intenso, faticoso, solitario. 
Ma bello. 
Eri solo mio.
L'ho capito dalla prima notte, con quella litigata tremenda. 
Voleva dormire, lui.
Dormire.
E poi qualche settimana dopo, quando ha rifiutato di tenerti in braccio dieci minuti, quando gli chiesi di potermi fare una doccia "in pace". Mi ha risposto "Perché? Cosa hai fatto tutto il giorno? Hai voluto fare la madre, arrangiati".
Ecco: in quel momento, dentro di me, sei diventato solo mio.
Ti ho portato con me ovunque, ho conosciuto il mio limite e la mia forza, mi son data a volte della deficiente e a volte invece ero convinta di avere i superpoteri.
Sai che mi dicevano che sembravo una ragazza madre?
Sempre soli, io e te, ovunque.
Volevo aiuto ma volevo fare da sola.
Ma questa è una cosa che mi porto ancora adesso (ti risparmio la lezione psicologica sulla mancanza di autostima, la convinzione di non meritare nulla di buono e la sfiducia negli altri).
Mi sono impegnata più che ho potuto.
Finché ho potuto.
So che non è mai abbastanza per i figli, manca sempre qualcosa. 
Oppure si vuole qualcosa di diverso.
Tu, genitore, sei pronto a creare una nuova luna, se necessario, ma tanto voi, figli, volete un altro universo.
Ho deliberatamente e consapevolmente scelto di essere una madre diversa dalla mia. E forse diversa da tante altre. Ti ho stimolato al dialogo, ad avere una tua opinione, quando racconto come ho fatto, mi prendono per matta. Però era una soddisfazione vederti sicuro nelle tue scelte e senza timore di esprimerti.
Molte mamme, data la tua incontenibile vivacità, mi guardavano quasi compassionevoli e dicevano "non ti invidio, ma come fai?". 
Mi chiedo perché non le ho prese a schiaffi una per una.
Come quella giovanissima mamma idiota che, guardandoti nei tuoi pochi giorni di vita, se ne uscì con "Certo che tuo figlio è proprio bruttino eh..."
Francamente le auguro, per quell'istinto tremendo, che sua figlia sia ora un enorme brufolo ambulante. Tiè.
Te lo ricordi che in piscina eri il più coraggioso?
Sgraziato e indisciplinato, ma coraggiosissimo.
Bravo, amore di mamma!
Ma se becco quel bambino che ti ha spinto con la testa sott'acqua, gli tappo il naso e la bocca e vediamo cosa ne pensa.
Ma sai che nervoso sale, a noi mamme, quando i nostri bambini ricevono ingiustizie? Roba da distruggere, come in Minecraft, tutto il pianeta.
Goku, a noi mamme, ci fa un baffo.
Ho sbagliato "solo" a fare entrare il Sistema, nelle nostre vite. Ho accettato la colpa delle mie debolezze senza difendermi, difenderti abbastanza. Perché ti dicono che il Sistema è giusto, ed è il meglio per tutto.
Il Sistema è quella schifezza legalizzata fatta di dottorucoli  della mutua (è il caso di dirlo) e professionistucoli della Legge, che giocano ai dadi con la vita e il quotidiano delle famiglie. 
Ci son cascata con tutte le scarpe.
Poco alla volta.
La rana fatta bollire piano piano.
La "brutta rospa" fregata!
In nome del "meglio", ovviamente, eh... fanno presa sul tuo cuore di genitore premuroso. 
Che poi scambiano la megalomanìa è la sociopatologia con "più amore".
Hai capito?
E lui, lui lo sapeva. 
Quando me lo sono un po' tolto dai piedi ho persino potuto educarti come si deve. Bastone e carota. Io usavo la battuta "Un po' di sano nazifascismo aggiusta ogni cosa", per sottolineare che il polso fermo mi ha ripagato.
Mi son presa la rivincita su chi diceva "che non ti avrei più raddrizzato".
E tiè numero due.
Poi, lo sai, le nostre battute "non sense" le ho sempre adorate.
Come adoravo quel momento da soli, io e te, prima che la nonna venisse a prenderti, certi weekend. Ti preparavo gli schemini disegnati, con le varie parti della giornata, per aiutarti a capire quando ci saremmo rivisti.
Non potevi stare senza di me, ero la numero uno, per te. 
Morbidissima la tua guancia sulla mia, in quegli autoscatti della tua consolle portatile. 
Soffice soffice. 
Foffice Foffice.
Disegnavi i cuori sul mio viso in foto e ogni principessa dei cartoni o dei videogame, per te erano "mamma".
Ho ancora quel tuo disegno, dove mi hai rappresentata con i muscoli e il mantello da super eroe.
Non era molto tempo fa, eppure sembra passata un'intera era geologica.
Vorrei apparissi ora.
Un po' lo sapevo, di essere in bilico, di dover per necessità fare la saltimbanca, di inventarmi una vita nuova ad ogni sgambetto del destino.
Te lo giuro, te lo giuro dal più profondo: l'ho fatto per te, per tenerti, tenerti forte, perché sentivo il filo assottigliarsi. Volevo tenerti.
Pregavo ogni istante che tu capissi, che resistessi. 
Tu non lo sai quanta angoscia avevo, quanta paura.
Ho cercato di resistere anche io.
Ma i continui dispiaceri e il perenne senso di smarrimento hanno piano piano assottigliato le mie forze. 
Te ne accorgevi anche tu, che non ridevo più e non riuscivo a non perdermi nei miei stessi incubi.
Ho cercato di tenermi forte, te lo giuro. Ti prego, credimi. Dimmi che mi credi.
Lui l'ha visto, questo. E ha tagliato l'ultimo filo, al momento per lui opportuno, nel momento peggiore per me.
E tu credi che una persona del genere possa davvero farti crescere nel modo migliore? 
La persona che, deliberatamente, ha approfittato della mia sfortuna per costruire la propria? 
Una persona che, per innalzare sè stessa, deve schiacciare gli altri?
No, amore mio.
Non è così che si mettono le fondamenta per il futuro.
Il futuro non è fatto di assegni, di movimenti bancari e scontrini di ristoranti e videogames.
Questo lo pensa il Sistema.
Il genitore migliore, per il Sistema, è quello che può spendere.
Non gliene frega nulla dei sani principi, dello spirito di sacrificio per raggiungere obiettivi migliori.
Il Sistema non lo sa, che continuo a stringere i denti in attesa di sbocchi favorevoli. Era questo che volevo insegnarti: sopportare il sacrificio, in vista di un nuovo paradiso.
Questo limbo, te lo giuro, mi annienta.
È come se quel "noi" fosse diventato di cristallo delicato. È vero: le cose preziose sono spesso delicate.
Sai, avevo fretta.
Fretta di arrivare a quel futuro che ancora deve arrivare.
Doveva arrivare prima.
Avevo una vocina maledetta dentro, che mi diceva che dovevo correre, correre, che non c'era tempo. Ma mi dicevano tutti che avevo ancora tutto il tempo che volevo, che tutto si sarebbe aggiustato. 
E poi, volevo che tutto fosse perfetto.
Mi son tenuta quella morsa tremenda: resistere e farti resistere.
Non credere che sia stata superficiale o che non volessi capirti, crederti.
Tremavo ogni volta che manifestavi più o meno velatamente che non ne potevi più. Ma ero convinta che, con le risposte giuste, avresti cambiato idea e resistito.
Le bugie a fin di bene, quelle proprie dei genitori, hanno un loro motivo d'esistere. (Poche, eh, non sempre)
Poi ci sono i genitori idioti, che parlano senza filtri, come lui, e va bè.
Ma lo sai che mi mancano i tuoi cartoni animati?
Vorrei quasi guardarli, ma so già che mi manderebbero nettamente in crisi.
Mi manca il diario di scuola, i tuoi capelli sottili, il viso delicato di porcellana.
Tu non lo sai, non hai idea, di cosa ci stiamo perdendo.
Ci sono momenti che non tornano.
Mi chiederai ancora di lanciarci la palla? Di raccontarti una storia? Di accarezzarti l'interno del gomito?
E la cremina dolce al formaggio, ti piacerà ancora? 
I capelli, adesso, te li asciughi da solo?
Ah, novità del secolo: grazie a te, ora so cosa si prova nella follia del "visualizza e non risponde": ti giuro, dò di matto. Mi metto, come un'idiota, a fissare la tua immagine di profilo di WhatsApp. Da manicomio. La guardo al mattino, quando immagino tu sia sveglio, a metà mattina controllo se hai effettuato l'accesso (guai a te, lo sai che non si tocca il telefono a scuola!) all'ora di uscita da scuola, a metà pomeriggio, all'ora di cena e alla sera tardi.
Spero e aspetto. Aspetto e spero.
Non posso scriverti quello che vorrei. Meglio non lasciare nulla di scritto anche se, l'avrai capito, la gelosia dilaga.
Cerco un contatto mandandoti qualche vignetta spiritosa.
Ma, anche qui, non prendermi per superficiale. È un modo per tenere il filo. Anche perché, diciamocelo, ti educo tramite messaggistica istantanea? 
O fuori dal cancello di casa, cinque minuti ogni venti giorni?
Dio solo sa il male che mi hai fatto, quella domenica. I cani hanno più dignità.
Se fossi in carcere o in qualche comunità avrei un tempo garantito da passare con te.
Sia chiaro: ho avvisato le autorità competenti. Non tiro i remi in barca. Ma aspetto il momento opportuno e, soprattutto, farti prendere da una volante non mi sembra l'approccio migliore. Pensa, questo la legge me lo permetterebbe.
Pazzesco.
Li fai ancora i video?
Usi ancora Cinema4D?
E l'educazione? Eh? Ti comporti a modo? Se, figurati. Lui è l'educazione sono cose che proprio non si incontreranno mai. 
E la scuola? No, non lo guardo il diario elettronico, altra diavoleria del Sistema che distrugge il dialogo. 
Una volta era la frase di rito: "Com'è andata a scuola? Fammi vedere il diario."
Oh, lui non rompe più eh, son settimane che non lo sento e non ricevo notizie. Ha avuto la sua soddisfazione, il verme.
Io, qui, ora, devo affrontare questo ulteriore peso. Chissà se reggerò.
Quando mi parlerai?
Cosa pensi davvero?
Perché mi hai nascosto le tue intenzioni, tra l'altro "pilotate"?
Sai che male fa, doverlo dire a tutti? 
Per la prima volta in nove anni, Simona mi ha vista piangere, sono letteralmente crollata sulla sua spalla qualche settimana fa. 
Ma poi, santissimo cielo, quelle altre due idiote non mettono un po' di sale in zucca a lui? Sono madri pure loro!
Che non si azzardino a farmi gli auguri di Natale perché me le mastico vive. 
E poi le sputo. 
Non mangio schifezze.
Davidino non suona più il campanello per chiedere di te. 
Hai già detto tutto tu?
Quando lo sento con sua sorella che scendono le scale come rinoceronti vorrei essere inghiottita dal pavimento.
Mi sento uno schifo.
"Ho perso la mia moltezza" per citare il film "Alice in wonderland". No, non faccio la saputella. E comunque, tutte le mie citazioni, tutto il mio "illuminarti" con aneddoti, storie e riferimenti, non è servito ad un emerito nulla.
Spero che ogni tanto tu te le ricorda.
Spero che ogni tanto ti ricordi davvero di me.
Con domani sono quarantaquattro giorni, come i gatti in fila per sei col resto di due.
Tra poco è Natale, complimenti per il tempismo. Bel regalo.
Ammesso che possa vederti, che diavolo ti posso regalare, ora che fai la vita da signore?
Sappi che ti sto preparando una vita dignitosa, con qualche plus. Devo solo resistere ancora un po'.
Alla fine, andrà tutto bene.
E se non andrà bene, non sarà ancora la fine.
Mi manchi e ti amo, amore di mamma.
Buonanotte. 

*Granella Di Vaniglia*