giovedì 21 marzo 2019

FlaiLedi

La scoperta.

Non so se lo sapete. 
Se non lo sapete ve lo dico senza peli sulla lingua.
Io odio profondamente essere costretta a dimostrare fatica, svolgendo le mansioni domestiche.
Mi ricordo, anni fa, mia madre con la schiena curva, il volto paonazzo e le nocche bianche, serrate sul manico dello spazzolone per i pavimenti.
E, giuro, ricordo di averla più volte sentita dire che se non stai faticando, non stai facendo bene il tuo lavoro.
Ora, lasciando l’etica  del lavoro secondo cui, giustamente, se sei pagato per farti il culo, ti conviene trottare se vuoi portare a casa la pagnotta e magari qualche cosa in più, io credo che questo pensiero sia totalmente inutile quando si tratta delle pulizie di casa propria.
Fatta questa premessa, mi sono guardata intorno un mattino e, approfittando dell’accensione accidentale del neurone numero centoventotto bis, ho guardato con consapevole spirito critico la mia voglia di fare un cazzo.
E facciamo poco i moralisti, che lo so che state leggendo questo pezzo sul trono di ceramica.
Perennemente alla ricerca di una soluzione comprovata per tenere in ordine la casa senza muovere i muscoli dispari e, soprattutto, senza rischio di scazzi e recidive, mi sono imbattuta su vari gruppi Facebook (ahhh i gruppi di Facebook meritano un articolo tutto per loro) su come arredare e pulire casa.
All’inizio sembrava che le utenti fossero tutte fissate col metodo KonMari,una folletta orientale tutta sorrisi e soluzioni che vive col marito e due figli in quaranta metri quadri, cosí, dopo mesi di incertezze, ho deciso di comprare il libro di questa celeberrima creatrice di nuove felicità.
Alla terza pagina, ho avuto uno shock. La signorina, descrivendosi negli anni d’oro della giovinezza, da ragazza, sfanculava la vita sociale in favore del riordino di libri e vestiti, di arrotolamento di felpe e pancere, appaiamento di calzini, creazione di righe e colonne di fazzoletti, catalogazione di pashmine; ma non solo roba sua eh, che al limite avrebbe solo dato una gran mano a sua madre, ma ficcava pure il naso nelle stanze degli altri membri di famiglia per poi addirittura azzardare nelle case delle amiche. Ci avesse provato con me le avrei fatto le mèches a suon di sberloni. Figuriamoci se prendo consigli da una ex adolescente con disturbi ossessivi compulsivi: si tenga le sue fisime che io mi tengo le mie, perbacco!
Archiviato il libro della pazza alla sessantottesima pagina, mi sono imbattuta nel metodo FlyLady.
A me, il nome mette i brividi.
Sembra il nome di un salvaslip o di una protezione per gli aloni di sudore sulle camicie.
Ma ad un certo punto ero cosí disperata e determinata a trovare una soluzione che ho voluto indagare più a fondo. 
Ora, avete presente Alice la curiosona che guarda nella tana del coniglio, ci finisce dentro e trova un mondo tutto nuovo? Ok, ci siete.
FlyLady sembra il l’Eden, la pace, la consolazione di tutte quelle che “lo voglio fare, lo voglio fare bene, ma non voglio rinunciare alla mia vita”.
Innanzitutto, leggendo le utenti che si sono approcciate a questo metodo, Made in USA, of course, sembra che la loro vita sia letteralmente cambiata, passo dopo passo; sono donne tutt’altro che perfette (altrimenti non andrebbero a cercar consigli) che avevano bisogno di rimettersi in piedi e lo stanno facendo a suon di post-it e lavelli splendenti. In barba a chi ha come mantra “Bicarbonato e aceto” e come bacchetta magica il Dyson.
Provare cosa costa?

Il metodo inizia con una serie di babystep, di piccoli passi adatti a chi il fallimento lo mescola col caffè latte a colazione.
Lo step numero zero, consiste nel chiudere una serata lucidando il lavello della cucina.
Ma tutto tutto eh.. addirittura passando del filo nei minuscoli interstizi delle varie giunture, proprio lí, dove il calcare ti fa le pernacchie ogni volta che provi a debellarlo.
Io ho voluto esagerare e ho messo i filtri-tappo in lavastoviglie, cosa che faccio ogni volta che carico la lavastoviglie, ma la mia sera numero zero mi sembrava di aver fatto l’opera pia piú pia del mondo.
Il babystep numero uno, attenzione attenzione, consiste nel mantenere pulito il lavello.
Già averlo trovato lindo dalla sera prima ti deve aver fatto un effetto alla Gallo Cedrone tipo “ Te ne scendi c’a vestaja, era caffellatte en mano e dici... ma’ndo cazzo sto?!”
ma il fatto che il tuo unico compito durante la giornata sarà quello di mantenere il lavello pulito, ti dá quella botta di...di...come dire...”Ora comando io e lo decido io come devono andare le cose”.
Passi e spassi più volte al giorno in cucina e stai ad asciugare goccioline, mettere la tazzina subito in lavastoviglie e dare una spruzzata di lucidante che sia mai sia stato troppo poco quello della sera prima.
E’ una scemenza eh, peró ti cambia il modo di vedere le cose. Ti dá il senso di controllo che avevi perso da un pezzo.
E riprendere il controllo un piccolo passo alla volta, é il modo migliore di consolidare un cambiamento.
La cosa figa, é che se per N motivi ti impantani o non puoi seguire gli step, sei in pieno diritto di ricominciare da capo.
Ad esempio, a casa nostra, c’è stata un’epidemia con varie ricadute di un’influenza pazzesca: febbri altissime, tossi da fumatori, nausea...ho iniziato io, a turno l’ho attaccata a tutti e fra uno e l’altro abbiamo tutti avuto una ricaduta. Tre settimane di sudate, lenzuola zuppe da cambiare, medicine sui comodini, sulla scrivania, sui mobili in sala, gente che a qualsiasi ora chiede il termometro e l’acqua per combattere l’arsura.
Il vantaggio é che ho cucinato poco, veramente molto poco, lo svantaggio é che ci siamo creati spazi di quarantena con divieto di contatto fisico con alcuno. Praticamente ci parlavamo col walkie-talkie Ringo da una stanza all’altra.
Ora siamo in fase di assestamento a suon di integratori, e consolidamento di lavello intonso, ma voi rimanete incollati allo schermo, perché il prossimo baby step é una figata pazzesca.








*Granella Di Vaniglia *

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