venerdì 5 giugno 2015

Latte Macchiato

Funziona sempre.
Almeno per me.
Quando sono felice, estasiata, quando non ho niente da fare, quando la giornata si prospetta più impegnativa del previsto, quando la malinconia e la nostalgia bussano alla porta del cuore...
Tre semplici ingredienti.
Latte. Caffè. Zucchero.
Non ci sono orari per me.
E' una coccola, un incoraggiamento.
Non ricordo esattamente quando la mia tazza di latte caldo preparata dalla mamma, sia diventata tazza di caffelatte.
So solo che stringere quella tazza bollente, nel freddo del mattino (avevo freddo anche d'estate ...) era un prolungamento di calda coperta.
Non mi sono mai svegliata di buon umore o con gli occhi ben spalancati e pronta ad affrontare la giornata.
Ogni santissimo giorno, già da allora, il suono della sveglia era uno strazio.
Invece mia mamma aveva già acceso il televisore, caricato una lavatrice, pulito il bagno e fatto scendere la cagnetta Chicca.
Mio padre era già uscito per andare a lavoro.
Loro sono rimasti mattinieri, io no.
Continuo e continuerò a faticare, a sentirmi rimbambita ad ogni risveglio.
Quando avevo diciotto anni, un pomeriggio col mio migliore amico sono scesa in città.
Ci siam fermati al bar che c'era nella piazza da dove partiva la funicolare che collegava Il Piazzo alla città nuova.
(mi sa che la tolgono...che grave errore sarebbe).
Il mio migliore amico ha ordinato una crema zabaione calda. Io volevo un cappuccino ma ho chiesto di mettere meno caffè.
Il barista mi ha suggerito il latte macchiato.
Ho detto : "Fai tu".
Ed ecco un bel tumbler alto con la mia bevanda dal colore sfumato e una bella schiuma densa sopra.
Amore al primo assaggio.
Ecco cosa ordino sempre al bar.
Agli orari più improponibili tra l'altro.
Anche a casa.
E' la coppa perfetta per festeggiare qualcosa.
O la carezza nei momenti bui.
Compagnia e culla.
In giro in città ne ho provati diversi.
Qualcuno credo che lo prepari direttamente col petrolio.
Ricordo qualche latte macchiato spettacolare:
quello di Davide, che mi ha suggerito di metterci la cannella mentre si filosofeggiava;
quello della dolcissima ed empatica Marzia, perfettamente calibrato tra gusto e servizio attento e impeccabile, più che una barista una sorella.
Ma voglio dare un tributo speciale a Marco.
Ci siamo dati del "lei" per quasi quattro anni, anche se ho fatto colazione 'da lui' quasi tutti i giorni.
D'istinto ho sempre provato un profondo rispetto per lui. Tranquillo, metodico, educato, estremamente paziente. Simpatico ed intelligente, che non guasta se vuoi interloquire.
Si sa che spesso i baristi diventano lo scrigno di segreti di ogni tipo e loro non battono ciglio.
Anche Marco è così.
Ha la capacità di sapersi fare apprezzare dai bambini, presta loro attenzione e di questo i bambini si accorgono subito.
Quando ha l'influenza e si trova suo malgrado a dover tenere chiuso il locale, al suo ritorno l'accoglienza è goliardica ma sinceramente accorata. Lui è anche bravo ad incassare le battute. E a rispondere.
E fra una carica di lavastoviglie e un giro di straccio ad asciugar bicchieri, mi ha servito sempre in maniera impeccabile un latte macchiato che è stato testimone di riflessioni e scambi di di opinioni di ogni sorta.
Con Marco puoi parlare di tutto.
Non ha paura di dire quello che pensa e se ne prende la responsabilità. Non ha paura di andare controcorrente e nemmeno di dare più di un solo punto di vista.
Ha una memoria fervida e una bustina di Tachipirina sempre pronta da offrire al lamentone dolorante o febbricitante di turno, me compresa. Appassionato di piante e innesti verdi ma anche di motori, parla con orgoglio dei risultati del suo pollice verde mentre dà una dritta a chi rimane "appiedato".
Una serie di gadget e ricordini decorano il suo spazio si lavoro: un nastro natalizio, una mollettina fermacarte con la renna in feltro, adesivi di ogni sorta e colore, un puffo con gli occhiali e la pergamena.
Ti sembra di stare in famiglia nel suo bar, arredato da un bancone grande angolare
e solido, nessuna pretesa di essere "alla moda" ma estremamente funzionale. Bè, quelle scale mettono un po' d'ansia eh... imbranata come sono, ogni discesa è una scommessa.
Però il tavolino all'angolo è una piacevole certezza. Strategica. Da lì vedo il retro del bancone e attraverso la grande vetrata osservo il mondo che passa o parcheggia.
E, tempo a disposizione permettendo, prendo spunto da qualche notizia di giornale per scambiare quattro chiacchiere.
Qualche volta è pure capitato che Marco mi vedesse andare via con un sorriso amaro e un saluto strozzato.
Lui, discreto, non ha mai chiesto nulla.
E quest'anno Marco andrà in pensione.
Ce l'ha fatta.
Sa già a chi lasciare il locale.
Ne parla con aria soddisfatta ma, da bravo stacanovista, sa già che non starà in pantofole sul divano: collaborerà al bar di suo fratello e saprà darsi da fare in molti modi.
Per ora io gli rivolgo il mio Grazie per i confronti, i silenzi, i consigli e gli porgo tanti auguri di una nuova splendida stagione di vita!
Ah, Marco? Un latte macchiato, per favore.

(e attento al Puffo)

*Granella Di Vaniglia*


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